Tab Article
Da poco scoppiata la Grande Guerra, prima di partire come volontario al fronte nel maggio 1915, Giulio Aristide Sartorio, considerato a fine conflitto quasi un eroe, pittore-soldato, prigioniero nel campo di concentramento di Mauthausen e liberato grazie all'intercessione del pontefice Benedetto XV, realizzò una serie di xilografie aventi come soggetto gli episodi della vita di Cristo. La loro ideazione fu strettamente legata al colossal cinematografico "Christus" di Giulio Antamoro, ultimato da Enrico Guazzoni, uscito nel 1916 per la casa romana Cines con musiche per orchestra di Giocondo Fino. Le immagini di questa pellicola che riscosse un successo mondiale, erano accompagnate dai testi del poeta dannunziano Fausto Salvatori. Nel 1932 quest'ultimo darà alle stampe "Christus. Rapsodia sacra in tre misteri", con le illustrazioni di Sartorio, edito in tiratura limitata in beneficenza per l'Assistenza agli Orfani di Guerra Anormali Psichici. Testo, immagine grafica, cinema e musica dunque dialogarono tra loro quale esempio di un'iconografia, quella cristologica, letta secondo stili e media diversi. Il film costituì un appello alla fratellanza umana, in anni di dolore e morte; le tavole di Sartorio e il testo di Salvatori un significativo esempio del duplice binario poetico e figurativo con cui leggere il mistero di Cristo, emblema e simbolo del dramma umano della tragedia bellica.